Un sabato sera tra amici. Fuori piove e così
abbiamo optato per una tranquilla serata casalinga, il regno delle chiacchiere
e del buon cibo. Dopo aver condiviso un'ottima cena, ognuno trova “il suo luogo”;
i bambini chiusi in camera, alle prese con i loro giochi, gli uomini in salotto
e noi donne in cucina. E così, tra i discorsi di ricette, figli, scuola, nuovi
film che difficilmente avremo il tempo di andare a vedere, parliamo anche di
case.
Di case e di architetti che aiutano a sistemare le case, ovvero di "tipi come me".
Simona mi pone una di quelle domande che mi fanno pensare, perché mi mettono di fronte a quello che spesso ho sentito dire (e chi non me lo ha detto, quasi certamente lo ha pensato) sul mio lavoro. Il piacere di costruirsi un nido a misura, lasciato nelle mani di un addetto ai lavori.
“Che sicuramente metterebbe del suo, trasformando i miei desideri nella sua "filosofia dell'abitare", dove forse non riuscirei più a ritrovarmi, togliendomi tra l'altro tutto il piacere della ricerca degli oggetti che creeranno la mia casa.”
Quale migliore occasione per cercare di raccontare quello che un buon architetto di interni dovrebbe fare per non essere colui che decide, ma un accompagnatore alla realizzazione della propria casa??!
Di case e di architetti che aiutano a sistemare le case, ovvero di "tipi come me".
Simona mi pone una di quelle domande che mi fanno pensare, perché mi mettono di fronte a quello che spesso ho sentito dire (e chi non me lo ha detto, quasi certamente lo ha pensato) sul mio lavoro. Il piacere di costruirsi un nido a misura, lasciato nelle mani di un addetto ai lavori.
“Che sicuramente metterebbe del suo, trasformando i miei desideri nella sua "filosofia dell'abitare", dove forse non riuscirei più a ritrovarmi, togliendomi tra l'altro tutto il piacere della ricerca degli oggetti che creeranno la mia casa.”
Quale migliore occasione per cercare di raccontare quello che un buon architetto di interni dovrebbe fare per non essere colui che decide, ma un accompagnatore alla realizzazione della propria casa??!
Certamente ci sono persone che hanno bisogno
di lasciare ogni dettaglio e decisione nella mani di un esperto, ci siamo anche
per loro, ma non sono tutti così. “E meno male” dico io, altrimenti finiremmo
per creare case tutte simili, case poco personalizzate.
Il confronto è il
sale del progettare insieme, con le particolarità di ogni persona che in quei
luoghi abiterà, ed in essi deve ritrovarsi e trovare la sua dimensione.
Uno stimolo che ogni
volta si rinnova e rende unico ogni progetto ed ogni incontro. Scoprire insieme
quello che siamo e dove vogliamo stare. Cosa ci aiuta a sentirci meglio. Il
dialogo diventa parte necessaria del progetto. L’architetto deve unire il
proprio sapere e la propria esperienza a questo. Essere colui con il quale
confrontarsi e ragionare, ma del quale non bisogna temere il giudizio quando si
desidera proporre una propria scelta, capace di lasciare la serena libertà
quando si vuole diventare protagonisti del progetto della propria casa.
Oggi lo chiamano “coach
dell’abitare”, ma è ciò che chi come me, progettando in collaborazione con chi
ama la propria casa, fa da anni.
E poi ci sono i
luoghi, le case. Anche loro hanno da dire, con i loro spazi, volumi, luci,
prospettive e visuali. Che bisogna saper cogliere, risaltare, armonizzare.
Insomma, per fare un buon progetto ci va una
intensa collaborazione tra tutti e tutto.
Chissà se Simona verrà a chiedermi un
consiglio per scegliere insieme la sua nuova lampada per la sua cucina??!
[Ecco alcuni dei soggiorni che abbiamo progettato insieme]
[Ecco alcuni dei soggiorni che abbiamo progettato insieme]
Con una numerosa famiglia |
Nel cuore di Torino, in una casa d'epoca |
Con una giovane coppia |
Per una casa aperta a grandi serate |
Nel quartiere multietnico della città |
Con una coppia amante della musica |
Gk
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